51 anni fa il capolavoro dei Ragni sulla Ovest del Cerro Torre

Oggi ricorre l’anniversario di una delle più epiche imprese nella storia dell’alpinismo patagonico.
Casimiro Ferrari, Pino Negri e Mario Conti in cima al Cerro Torre nel 1974. © Archivio Ragni di Lecco

Oggi ricorre l’anniversario di una delle più epiche imprese nella storia dell’alpinismo patagonico.

Il 13 gennaio 1974, alle 5,45 del pomeriggio, i Ragni di Lecco Casimiro Ferrari, Mario Conti, Pino Negri e Daniele Chiappa raggiunsero, infatti, la cima del Cerro Torre (3128 m), dopo avere realizzato la prima salita della spettacolare parete ovest.

Il Torre, con la sua imponente figura di monolite, era considerato un simbolo dell’impossibile. La sua parete ovest, ricoperta di ghiaccio e costantemente battuta dalle tempeste provenienti dall’Oceano Pacifico, incarnava l’essenza selvaggia e avventurosa di quelle terre remote.

L’impresa del ‘74 rappresentò l’atto finale di una lunga epopea, cominciata nell’estate australe fra il 1957 e il ’58, con il primo tentativo ad opera di Carlo Mauri e Walter Bonatti, poi ripresa nel 1970, con la spedizione guidata dallo stesso Mauri, durante la quale le cordate, con in testa Casimiro Ferrari, riuscirono ad arrivare a 300 metri dalla vetta, prima di essere costrette alla rinuncia a causa del maltempo.

 

Un successo di squadra

Quattro anni dopo, lo stesso Ferrari e i compagni lecchesi tornarono all’attacco, armati della stessa determinazione e forti dell’esperienza e dei chiodi speciali forgiati nelle loro officine metalmeccaniche per far presa nel ghiaccio inconsistente del Torre. Dopo oltre un mese di durissimo “assedio”, in lotta contro condizioni meteorologiche estreme e difficoltà tecniche mai affrontate prima di allora, riuscirono finalmente a calcare la cima.

I quattro “hombres de la cumbre” rappresentavano le cordate di punta di un team di cui facevano parte i migliori alpinisti della scuola lecchese. Oltre ai già citati Ferrari, Conti, Negri e Chiappa, la squadra includeva Claudio Corti, Angelo Zoia, Gigi Alippi, Pierlorenzo Acquistapace, Ernesto Panzeri e Giuseppe Lafranconi, affiancati dal medico Sandro Liati e dal fotografo e cineoperatore Mimmo Lanzetta. Il successo fu merito di uno straordinario lavoro di gruppo, della dedizione dello spirito di sacrificio di tutti i membri della spedizione.

La conquista della parete Ovest del Cerro Torre segnò il culmine della tecnica classica di scalata su ghiaccio e misto. Ferrari e i suoi compagni spinsero questa disciplina ai suoi limiti estremi, superando pareti verticali e i famosi “funghi” di ghiaccio che caratterizzano le montagne patagoniche, presentando pendenze che vanno anche oltre i 95 gradi.

La Via dei Ragni fu un exploit di rilevanza mondiale per il contesto e l’epoca in cui fu realizzata, e oggi da molti è considerata come la prima ascensione certa del Cerro Torre, dopo che diverse testimonianze e riscontri hanno posto seri dubbi sulla salita di Cesare Maestri e Toni Egger del 1959.

I membri della spedizione © Archivio Ragni di Lecco

La prima ripetizione

Nel 1977, solo tre anni dopo la prima dei lecchesi, la Via dei Ragni fu ripetuta dagli americani John Bragg, Dave Carmann e Jay Wilson, in quasi perfetto stile alpino e con soli tre bivacchi! Nel frattempo, però, il mondo dell’alpinismo era totalmente cambiato: l’introduzione della tecnica della piolet traction aveva rivoluzionato l’approccio alle scalate su ghiaccio e misto, “banalizzando” le difficoltà classiche rendendo affrontabili con maggiore rapidità e sicurezza inclinazioni prima considerate estreme.

Nonostante i progressi tecnici la parete Ovest del Cerro Torre resta tutt’ora una delle vie di ghiaccio più impegnative e sicuramente una fra le più ambite, per la sua bellezza e la sua storia; un obiettivo che, ancora oggi, richiama e affascina i migliori alpinisti appassionati delle cime patagoniche.