25 aprile 2025: la montagna come testimone silenziosa della libertà

Il 25 aprile 2025 celebra l'ottantesimo anniversario della Liberazione, una data che richiama anche il ruolo delle terre alte. Come sottolinea Antonio Montani, le montagne sono testimoni silenziose della lotta per la libertà.

Il 25 aprile 2025 segna l'ottantesimo anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo. Una data che non solo celebra una delle pagine più significative della nostra storia, ma richiama anche l'immagine di un Paese che si risollevava dalla sofferenza attraverso la lotta per la libertà e la giustizia. Ottant'anni dopo, è impossibile non riflettere su come le montagne italiane siano diventate simbolo di speranza e di rinascita, testimoni silenziose di quei giorni.

Le Alpi e l'Appennino, con i loro sentieri e rifugi, sono state il cuore pulsante di eventi che hanno segnato la lotta al nazifascismo. La memoria di quei giorni di resistenza è oggi viva. Ne sono un esempio i "Sentieri della Libertà", un percorso che collega alcune delle vette più significative di quella storia, come il Monte Catria, il Monte Fumaiolo e il Monte Baldo. Ma la realtà è che ogni valle ha la sua storia, ha le sue testimonianze di un'epoca buia dove si inseguiva un sogno fatto di libertà e la giustizia.

Un esempio significativo di questa memoria è il Monte Grappa, che tra il 1944 e il 1945 fu teatro di alcuni degli scontri più duri tra le forze occupanti e chi lottava per la libertà. Con lui mille altri luoghi, dove sorgono lapidi commemorative, di eventi spesso dimenticati. Dalla Valle Pellice, in Piemonte, al Casentino, nel cuore della Toscana, dove si conserva una memoria indelebile di quegli anni. Il "Sentiero della Libertà", che unisce il passo del Muraglione a luoghi emblematici come il Monte Falterona. E ancora il Monte Lungo, in provincia di Rieti. Su queste montagne, tra il 1943 e il 1944, le forze che si opponevano all'occupazione nazifascista continuarono a combattere. Da non dimenticare le valli piemontesi, come la Val Chisone, la Val Susa, la Val Maira e la Val d’Ossola, dove la resistenza è stata dura. Montagne impervie, rifugi e teatri di battaglie cruente. La Val Chisone ospitò la Brigata Garibaldi, mentre la Val Susa fu un importante passaggio per i partigiani diretti in Francia. La Val Maira, isolata e montuosa, ha visto molti resistere grazie alla conformazione del territorio.

La montagna è oggi un luogo dove la memoria si conserva viva. Testimone di un cammino che non è solo fisico, ma anche simbolico: per non dimenticare, per continuare a percorrere la strada della memoria, anno dopo anno.

Come sottolinea il Presidente generale del Club Alpino Italiano, Antonio Montani:

“Il 25 aprile rappresenta per il CAI non solo una data storica, ma un momento di riflessione sui valori di libertà, solidarietà e impegno civile che guidano la nostra associazione. Le montagne, testimoni silenziose della Resistenza, ci ricordano l’importanza di custodire la memoria e di trasmettere alle nuove generazioni il significato profondo della libertà conquistata.”