“Fiore mio”, di Paolo Cognetti, arriva al cinema

Sarà proiettato nelle sale il 25, 26 e 27 novembre il docufilm di Paolo Cognetti “Fiore Mio”. Un viaggio poetico e intimo tra le montagne amate dall’autore.
Paolo Cognetti

Presentato in anteprima mondiale alla 77esima edizione del Locarno Film Festival e successivamente al Festival dei Popoli di Firenze, Fiore Mio segna l’esordio cinematografico di Paolo Cognetti. Già premio Strega con “Le otto montagne”, questa volta veste i panni di regista, sceneggiatore e interprete. Il film sarà proiettato nelle sale italiane il 25, 26 e 27 novembre, distribuito da Nexo Digital in 210 cinema, con una distribuzione internazionale già in programma.

Fiore Mio è un viaggio poetico e intimo tra le montagne amate e vissute dall’autore, un racconto che unisce la celebrazione della natura e la riflessione sul cambiamento climatico.

 

Alle origini di una storia

Il progetto nasce nell’estate del 2022, quando Cognetti si trova a fare i conti con un evento simbolico e inquietante: l’esaurimento della sorgente della sua casa a Estoul, un piccolo borgo alpino a 1700 metri sopra la valle di Brusson. Da questo evento, che lo ha profondamente segnato, prende forma l’idea di raccontare la bellezza fragile delle montagne e la loro vulnerabilità di fronte alla crisi climatica.

Seguendo la suggestione delle 36 vedute del Monte Fuji di Hokusai, Cognetti costruisce il suo racconto con una struttura che esplora il Monte Rosa da prospettive diverse, raccontando le vite che si intrecciano attorno e dentro di esso. La montagna diventa così protagonista e metafora di resistenza, memoria e cambiamento.

 

Un viaggio tra persone e luoghi

Il viaggio sul Monte Rosa si articola attraverso tre rifugi, situati tra i 2625 e i 3600 metri, e si arricchisce delle storie di chi vive in simbiosi con la montagna. Tra questi, l’amico di sempre Remigio, custode della memoria della Val d’Ayas; Arturo Squinobal, alpinista che porta sul volto il segno delle montagne, e sua figlia Marta, che ha trasformato l’Orestes Huette nel primo rifugio vegano delle Alpi. Ci sono poi Corinne e Mia, donne dei rifugi che incarnano l’accoglienza montana, e Sete, sherpa d’alta quota con tre Ottomila alle spalle, diviso tra Himalaya e Alpi. Immancabile anche la presenza del cane Laki, fedele compagno di camminate.

Ad accompagnare Cognetti c’è Ruben Impens, direttore della fotografia già conosciuto sul set di Le otto montagne, che con le sue immagini restituisce l’intensità dei paesaggi alpini e la maestosità del Monte Rosa.

La colonna sonora

Protagonista fondamentale del film è la musica, firmata da Vasco Brondi. Il cantautore, amico di Cognetti, ha composto l’intera colonna sonora, pubblicata con il titolo Ascoltare gli alberi per Carosello Records. L’album, che include brani come 3000 metri e Tornare a casa – quest’ultimo con il testo e la voce dello stesso Cognetti – segna un’esplorazione condivisa tra i due artisti.

A chiudere il film, la canzone Fiore mio di Andrea Laszlo De Simone, che non solo ha ispirato il titolo ma rappresenta un omaggio musicale alla montagna e alla natura. Laszlo De Simone, già premiato con il César 2024 per la colonna sonora di Animal Kingdom (Le Règne Animal), aggiunge ulteriore profondità al viaggio emotivo del film.

 

Un messaggio urgente

Fiore Mio non è solo un’opera cinematografica, ma un atto di amore e denuncia. Paolo Cognetti racconta la “sua” montagna come luogo di introspezione e bellezza, ma anche come simbolo delle conseguenze irreversibili del cambiamento climatico.

Un film che invita a fermarsi, ascoltare e riflettere, ricordandoci che la natura, con la sua fragile magnificenza, è parte integrante della nostra identità e della nostra sopravvivenza.