"Gaku 3"

Esce il terzo volume della serie manga che ha per protagonista il soccorritore volontario Sampo Shimazaki, ispirato all'alpinista Naomi Uemura. Sullo sfondo le meravigliose Alpi Giapponesi settentrionali.

 

Se pensiamo al Giappone, forse al primo posto di quello che ci viene in mente non ci sono le montagne, che invece occupano più del 70% del suo territorio. Il re delle cime nipponiche è il Monte Fuji (il più alto, con 3776 metri), la montagna sacra simbolo del Paese, che così tanto affascinò Hokusai, ma sull’isola di Honshu, la più centrale dell’arcipelago, ci sono le Alpi. Alpi Giapponesi s’intende. E sulle Alpi Giapponesi settentrionali, nel distretto di Nagano (sede dei Giochi Olimpici invernali del 1998), troviamo Sampo Shimazaki, volontario del soccorso alpino operativo in quella zona, una delle più rinomate per lo sci e il turismo di montagna. Uscito dalla mente del mangaka Ishizuka Shinichi, Sampo è il protagonista della serie manga “Gaku”, che significa “vetta”, uscita in Giappone 20 anni fa e in sordina anche in Italia nel 2009. Un best seller in madrepatria che ora viene pubblicato dalle Edizioni BD con l’etichetta J-Pop per la prima volta in maniera integrale, in 9 volumi che racchiudono i 18 originali. È appena uscito il terzo (“Gaku 3”, pp. 432, euro 15,00), il quarto è previsto per gennaio 2024, a seguire gli altri sempre con cadenza bimestrale. A colpire sono i disegni precisi, le storie profondamente umane, l’empatia che si sviluppa con il lettore. 

 

 

Sampo è innanzitutto un amante della montagna, che ama godere in solitaria. Le cime della sua zona le conosce come le sue tasche (il Monte Kitahotaka, Nishihotaka, Okuhotaka, Sannosawa, Yake, tutti nelle Alpi Settentrionali). Ogni pendio, ogni sentiero, ogni sfumatura di roccia è per lui luogo di avventura, incontro, esplorazione. Di emozione, quando riesce a salvare qualche malcapitato, oppure di morte, quando è il destino ad avere la meglio. Vive in una tenda, ha scalato molte vette nel Nord America, conquistando la stima e l’amicizia di diversi climber che ogni tanto fanno capolino fra le vignette con il loro accento yankee. Sampo ha un’enorme esperienza, conquistata anche a proprie spese, un carattere solare e mite, sa sempre cosa dire alle persone che salva o che accompagna, non giudica, ma comprende. Non cerca mai la competizione, sa fermarsi ad ammirare la bellezza di un tramonto o di una notte stellata nel mezzo di un bivacco di fortuna. Sa che la montagna è luogo di libertà, dove chiunque si reca con il proprio vissuto di gioia e di dolore: il padre che vuole ricongiungersi a un figlio morto troppo presto, un datore di lavoro che vuole onorare la memoria di un dipendente speciale, un pensionato che vuole festeggiare la fine della carriera, un uomo che spera di riconquistare l’amata. Persone che invece incappano in una disavventura, spesso per disattenzione o imperizia: se ne escono vive, si scusano con il loro salvatore, vergognandosi della loro imprudenza, ma ricevono in cambio una pacca sulla spalla e un sorriso che riscalda.

Nel tratteggiare Sampo, Shimazaki si è ispirato all’alpinista giapponese Naomi Uemura (1941-1984), un mito internazionale, noto per le sue scalate in solitaria (fra cui Monte Bianco, Cervino e Kilimangiaro in un solo anno, il 1966), primo giapponese sull’Everest. Nel 1988 al Trento Film Festival era passato un film su di lui, diretto da Junya Sato. Uemura morì nel tentativo di scalare il Denali in inverno quando si chiamava ancora McKinley, Denali che per primo aveva salito, ovviamente in solitaria. Negli anni precedenti, aveva vissuto per quasi un anno con gli Eschimesi in Groenlandia, fino a raggiungere il Polo Nord nel 1978 dopo un viaggio durato 4 anni e 12mila chilometri, con le slitte trainate dai cani, la sua unica compagnia. 

Ogni volume è costituito da numerose storie indipendenti che si leggono come un telefilm, semplici ma efficaci, mai banali, seguendo una struttura abbastanza fissa che prevede di norma un antefatto da cui si sviluppa il filo narrativo intorno a cui si intrecciano le vite dei vari protagonisti. Si avverte forte l’etica giapponese legata per esempio al mondo del lavoro, fatto di una dedizione assoluta, e in genere ai rapporti personali: la gente si saluta con un inchino e mangia con le bacchette, ha nomi come Masato e Kumi, rispettivamente il capo del centro operativo del Soccorso e la giovane collega di Sampo che non si rassegna ad accettare la morte, ma nella sostanza la storia ha valore universale

Chi va in montagna troverà disegni molto precisi di moschettoni, ramponi, piccozze, tecniche di progressione su roccia e ghiaccio, manovre di corda, ma anche molti consigli sparsi qua e là su cosa sia più sicuro fare o non fare in un ambiente impervio, soprattutto quando il tempo volge al peggio (l’autore è molto preciso su questo, avendo studiato meteorologia negli Stati Uniti). E poi piccole spiegazioni per i giovani lettori su cosa sia un ometto in pietra, o una sonda, o dove sia il Nanga Parbat, concetti magari scontati per i più navigati, ma non per chi non sia pratico. 

L’autore, del resto, venuto in Italia a fine novembre per la Milan Games Week and Cartoomics 2023, è uno che in montagna va abitualmente, anche se non si definisce un alpinista esperto, e si è documentato a fondo per poter descrivere al meglio quel mondo che ama così tanto. Proprio come ha fatto per l’altro suo successo editoriale, “Blue Giant”, dedicato al mondo del jazz, con i sequel Supreme, Extreme e Momentum, da cui è stato tratto un film anime presentato in anteprima a Milano, e già presente nella shortlist dei candidati giapponesi per il miglior film d’animazione agli Oscar 2024. Anche “Gaku” in realtà è diventato un anime, mai però arrivato in Italia, nonostante in Giappone la serie abbia vinto nel 2009 l’importante Premio Shōgakukan per i manga.

Ad aggiungere gusto alla lettura è il modo in cui Shinichi rende, con la sola tecnica del disegno fumettistico, i flashback, i pensieri, gli stati d’animo, le emozioni, sfruttando le molteplici potenzialità del bianco e nero, visto che il colore compare solo sporadicamente. Ma questo è innanzitutto un manga e si legge al contrario, rispetto alle nostre abitudini, da destra verso sinistra. Dopo poche pagine, sembrerà di averlo sempre fatto. O di aver già incontrato qualcuno che somiglia a uno di quei personaggi, che magari siamo proprio noi. Quel che è certo, è che finiremo per augurarci di incontrare, prima o poi, il nostro Sampo.