14.09.2021 - - - ambiente
Climbing for Climate 2021, i rettori sul ghiacciaio del Gran Sasso
di Redazione CAI "La salita al ghiacciaio del Calderone al Gran Sasso diventa l'occasione per richiamare l'attenzione, proprio là dove più evidenti sono i riscontri di mutamenti che, non arrestati, preludono a catastrofi", ha dichiarato il Presidente generale del Cai Vincenzo Torti
La terza edizione di CFC – Climbing For Climate è promossa dalla Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS) e dal Club Alpino Italiano (CAI). Come nel 2020, anche l’edizione di quest’anno è diffusa su tutto il territorio nazionale ed è culminata nell’evento nazionale sul Gran Sasso di oggi, martedì 14 settembre, organizzato dall’Università degli Studi di Brescia e dal Cai Brescia, insieme a una rete di Atenei abruzzesi (Gran Sasso Science Institute, Università degli Studi dell’Aquila, Università degli Studi di Teramo, Università degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti Pescara).
Sul ghiacciaio più meridionale d'Europa
Rettori, delegati e autorità rappresentative nazionali sono salite a piedi sul Ghiacciaio più meridionale d’Europa, il Calderone, simbolo dei danni climatici, nel cuore del Gran Sasso. L’obiettivo è lanciare un appello per il contrasto alla crisi climatica, alla crisi ecologica e alla perdita di biodiversità, con particolare riferimento ai rischi climatici dell’Europa meridionale.
«Anche questa terza edizione di Climbing for Climate vede la convinta adesione del Club alpino italiano ad una iniziativa condivisa con le sensibilità e le competenze espresse dalla RUS, che ha saputo promuovere crescenti adesioni agli eventi programmati da parte degli Atenei. Anche se i danni climatici in atto sono, ormai e purtroppo, noti e percepiti spesso come qualcosa di ineludibile ed irreversibile, sappiamo che molto è ancora possibile fare e questo progetto utilizza il metodo più efficace per sensibilizzare comunità e territori: quello della presenza, del camminare là dove i segni dei danni sono più marcati, del vedere con i propri occhi. La salita al ghiacciaio del Calderone al Gran Sasso diventa l'occasione per richiamare l'attenzione sia generale, sia di chi vi abita, proprio là dove più evidenti sono i riscontri di mutamenti che, non arrestati, preludono a catastrofi. CAI e RUS promotori di uno sviluppo veramente sostenibile», afferma Vincenzo Torti, Presidente generale del Cai.
«Il Club Alpino Italiano anche quest’anno partecipa attivamente al Climbing For Climate nel suo ruolo operativo nell’organizzazione dell’evento - dichiara il Presidente della Sezione di Brescia Angelo Maggiori - la presentazione dei Position Papers, che il Consiglio Centrale ha deliberato appena prima dell’estate, è certamente un’occasione importante per divulgare gli intenti e l’impegno per l’ambiente che da sempre il Club Alpino Italiano, tramite i suoi volontari, mette a disposizione di tutta la popolazione italiana e del nostro sodalizio ai fini della salvaguardia della natura e della montagna in senso lato».
L'evento ha avuto il patrocinio di Ministero della Transizione Ecologica (MITE), Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), SDSN Italia, Comitato Glaciologico Italiano, Universitas Montium (UNITA), RUniPace (Rete Università per la Pace) e lo stesso Club alpino italiano.
Vittima illustre del cambiamento climatico
Il comitato glaciologico calcola che dalla metà del XIX secolo, in Italia, si è persa il 40% superficie dei ghiacciai. Nell’Italia centrale una vittima illustre è il ghiacciaio del Calderone, la cui percentuale di perdita di superficie è superiore alla media nazionale con il 50% e con ben il 92% di diminuzione del volume dall’era preindustriale. Esso è ormai da considerare un insieme di due glacionevati, ovvero ha perso la sua capacità di plasmare il territorio, perdendo così (per sempre?) il primato di ghiacciaio più a sud d’Europa
I ghiacciai sono un indicatore sensibile e ben visibile del cambiamento climatico. Indipendentemente da altitudine o latitudine, i ghiacciai si stanno sciogliendo ad un ritmo record dalla metà del XX secolo. La perdita di massa glaciale ha subito una forte accelerazione durante l’ultimo periodo: tra il 2000 e il 2004, ogni anno i ghiacciai hanno perso 227 miliardi di tonnellate di ghiaccio, mentre tra il 2015 e il 2019, la massa persa ammonta a 298 miliardi di tonnellate all'anno.